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‘Venduti ai Minori’, l’accesso dei giovani ai prodotti vietati

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Dallo studio del Moige emergono dati preoccupanti

Roma, 17 ott. (askanews) – I minorenni consumano più sostanze nocive e illegali rispetto al passato. E i controlli da parte di chi somministra questi prodotti vietati, come alcol, tabacco o cannabis, sono diminuiti: la metà dei commercianti non fa verifiche. Questi gli allarmanti risultati che emergono dallo studio ‘Vietato ai Minori, realizzato da MOIGE – Movimento italiano genitori, in collaborazione con Istituto Piepoli e presentato martedì 17 ottobre in sala Zuccari al Senato. Per la ricerca sono stati intervistati 1359 ragazzi, tra i 10 e i 17 anni, e le rilevazioni fanno preoccupare. Nonostante il 96% dei ragazzi sia consapevole che l’alcol possa avere effetti nocivi sulla salute, il 57% lo ha bevuto l’ameno una volta e il 4% lo fa abitualmente (il doppio del 2021, quando il dato era al 2%). I minori bevono alcol principalmente per sentirsi più energici e allegri (11%), rilassarsi (10%), ed essere più socievoli (6%). Il 30% degli intervistati ha fumato una sigaretta nella propria vita (+7% rispetto al 2021) mentre il 10% lo fa abitualmente, il doppio rispetto all’ultima rilevazione. Le sigarette vengono acquistate principalmente presso tabaccherie (47%) e distributori (18%). Il 33%, invece, le chiede ad amici.I minori che acquistano presso distributori automatici con controllo della tessera sanitaria utilizzano quella di amici più grandi (56%), o dei genitori o fratelli maggiori (32%). Nel 12% dei casi, invece, la verifica non era attiva (in leggero miglioramento rispetto al 2021, al 15%). Per quanto riguarda i negozi fisici, invece, il 64% dei venditori non ha verificato l’età (+2% rispetto al 2021), e 1 su 3 non ha negato la vendita anche sapendo che si trattava di un minore.E la cannabis? Il 6% ne ha fatto uso e addirittura il 26% la ritiene legale. Passando alla pornografia e al gioco d’azzardo, la situazione non cambia: il 42% dei ragazzi ha visto almeno una volta un contenuto pornografico mentre il 18% ha giocato almeno una volta presso agenzie per scommesse, bar o sale bingo. Emblematico il calo nei controlli rispetto al 2021: i commercianti non verificano l’età di chi compra. Il 76% di chi vende alcol non controlla i documenti, mentre solo a 4 ragazzi su 10 nel gioco d’azzardo viene chiesto di esibire la propria data di nascita. Attenzione anche alla merce contraffatte: il 79% dei ragazzi è consapevole che acquistando online ci si può imbattere in prodotti non originali, e che ad essere danneggiati sono i consumatori, le imprese, lo stato e i lavoratori (opzione scelta dal 51%). L’8%, al contrario, ritiene che non venga danneggiato nessuno. Il 40% sa che usare questa categoria di prodotti può comportare conseguenze per la salute e per l’ambiente, ma il 35% pensa che l’acquisto di merce contraffatta non implichi nessuna sanzione o provvedimento, ma che si tratti solo di comportamenti scorretti.Il tema è molto delicato, l’appello al Governo è chiaro. Il MOIGE chiede più rigidità, come spiega Antonio Affinità, direttore generale del MOIGE: “Come genitori, auspichiamo più controlli, sanzioni più severe, e una norma che metta il divieto ai minori per videogiochi18+ e cannabis light. L’impegno a proteggere i minori non può essere confinato solo in famiglia. È inaccettabile che attualmente non esista una legge che vieta la vendita di cannabis light ai minori così come una legge che regolamenti la vendita dei videogiochi 18+. È fondamentale una collaborazione attiva tra genitori, autorità competenti e commercianti e filiera produttiva. In primo luogo, i genitori devono avere una comunicazione aperta con i propri figli. I distributori e produttori delle merci vietate poi devono fare la loro parte, così come le autorità governative devono intervenire rafforzando i controlli e le sanzioni per chi viola le leggi sulla commercializzazione di prodotti ai minori”. Con il MOIGE scende in campo anche Vodafone. “Stiamo portando LV8, il learning game sviluppato da Fondazione Vodafone per acquisire competenze digitali di base e certificate, in 50 scuole per circa 2500 studenti delle scuole superiori – ha affermato Maria Luisa Cesareo, Responsabile affari regolatori di Vodafone Italia – con l’obiettivo di prevenire la dispersione e l’abbandono scolastico e avere maggiori opportunità nel percorso formativo di ragazze e ragazzi”.

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