(Adnkronos) – Assume i tratti di un intrigo internazionale la vicenda dei figli presunti di italiani benestanti raggirati in Brasile. Dopo le denunce portate avanti con determinazione dall’avvocato Nunzio Bevilacqua, vittima che ha deciso di uscire allo scoperto con l’Adnkronos, arriva la richiesta al Governo di un impegno diretto per impedire che si consumi in Brasile un processo ‘pilotato’ prima ancora che si possa esprimere la giustizia italiana, con la prima udienza fissata dal Gip di Roma in calendario il prossimo 24 ottobre. Bevilacqua contesta un’attribuzione di paternità arrivata, secondo la sua ricostruzione, con una serie di irregolarità che configurano una truffa architettata da un’associazione a delinquere.
L’avvocato d’affari, che ha già in più occasioni argomentato il suo punto di vista, fa oggi un nuovo passo nella sua battaglia. Non si tratta più ‘solo’ di “contrastare una tentata estorsione” ma di “smontare un sistema che vede collusi operatori ‘professionali’ del diritto e della sanità in Brasile”, spiega. In particolare, ricostruisce Bevilacqua, “fu concordato tra gli avvocati delle parti – a mia insaputa – una clausola di rinuncia alla ripetibilità del Dna qualora di risultato positivo ma di ripetibilità ad oltranza se negativo”. Questo, nonostante “la relazione peritale da parte di un primario genetista determinava la carenza di qualsiasi minimale requisito scientifico – su base di criteri internazionalmente riconosciuti – per poter definire corretto l’esame del Dna”.
Nei primi due gradi di giudizio in Brasile, lamenta l’avvocato d’affari, “le relazioni scientifiche di illustri periti italiani non sono state ammesse nel processo perché realizzate in ‘terre lontane dal Brasile’, con conseguente attribuzione di una paternità ‘predeterminata’ in assenza di contraddittorio”. Ogni atto viene indirizzato per “favorire la ‘corsa’ verso l’obiettivo di
una iscrizione anagrafica urgente del ‘cognome italiano’
senza la benché minima remora sulle conseguenze di un errore sulla attribuzione di paternità”.
Bevilacqua sostiene quindi che “si stia dando palese e parziale sostegno alla parte brasiliana, non solo non considerando in alcun mondo l’analisi delle evidenze e la prova contraria ma addirittura sostenendo, incredibilmente d’ufficio, le istanze di controparte senza neanche una loro sollecitazione”. Da qui, l’appello: “Chiedo l’intervento urgente del nostro Ministero degli Affari esteri in coordinamento con il Ministero della Giustizia in quanto si è prossimi alla formazione di un giudicato in Brasile, nei confronti di un cittadino italiano, in spregio ad ogni più elementare diritto sul giusto processo, sulla formazione della prova e del contraddittorio”. I Ministeri competenti, conclude il giurista d’impresa, “dovrebbero approfittare di questo casus internazionale per verificare anche se situazioni simili si siano già verificate”. (Di Fabio Insenga)