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Sfida tra Repair Café: riparare non buttare per ridurre lo spreco

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Iniziativa di Green Planner per la Giornata della Riparazione

Milano, 23 ott. (askanews) – Competenza, passione e consapevolezza ambientale o -se si vuole- semplicemente sano senso civico: sono alcuni dei valori che animano i concorrenti del “Repair Day Contest”, iniziativa organizzata da Edizioni Green Planner – casa editrice che pubblica l’omonima testata giornalistica ambientale – in occasione della “Giornata Internazionale della Riparazione”. Rappresentanti di Rapair Café da diverse località italiane si sono sfidati a Milano nel ridare nuova vita – nell’arco di 150 minuti – a oggetti elettrici e elettronici non più funzionanti. “Ormai abbiamo capito che per salvare il pianeta dobbiamo cercare di avere un’impronta il meno possibile impattante, pesante – dice Maria Cristina Ceresa, direttore di Greenplanner – Buttare le cose, usarle e buttarle quando non funzionanti senza provare a ripararle vuol dire avere un’impronta ‘pesante’. Quel prodotto è stato fabbricato e ha già prodotto CO2; più a lungo riusciamo far vivere il prodotto, più ‘diluiamo’ l’impatto della CO2 prodotto, e più facciamo una buona cosa per noi e per l’ambiente”.Videoregistratori, macchine fotografiche, speaker, macchine per cucire: gli apparati da riparare – consegnati alla redazione di Greenplanner nei giorni precedenti il contest – sono i più vari. Una giuria controlla l’effettivo ripristino dell’oggetto valutando la complessità e anche la creatività dell’intervento. Ma rendere la sfida sostanzialmente “green” non è solo l’aver reso nuovamente utile quanti più apparati possibile, ma l’averlo fatto collaborando e condividendo pezzi di ricambio, attrezzi, suggerimenti e “saper fare”.”Aldilà della velocità della riparazione è molto importante capire la creatività che ci si mette nel trovare l’origine del malfunzionamento del prodotto – dice Francesca Callegari, Go to market Manager di GP, l’azienda sponsor dell’iniziativa, e membro della giuria del contest – E anche la capacità, se non ci sono i materiali per sostituire pari pari l’elemento difettoso, a trovare una soluzione creativa. E’ un contest collaborativo sicuramente perché i partecipanti si aiutano tra di loro ed è collaborativo anche perché c’è condivisione e collaborazione tra chi porta gli oggetti e chi si adopera per riparli”.Obiettivo della manifestazione è quindi quello di promuovere il significato della riparazione come gesto concreto per ridurre gli sprechi; così che se qualcosa si rompe, il riflesso non sia più quello di buttarla via o di abbandonarla in un ripostiglio, ma di provare ad aggiustarla, magari con l’aiuto di un conoscente più esperto, o facendo amicizia in un Repair Café. “Dobbiamo assolutamente ‘riparare e riusare’ – dice Marco Audisio, restarter torinese che ha partecipato al contest – perché abbiamo montagne di rifiuti da smaltire, che non sarebbero tali, e non sappiamo come smaltire”.

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