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Meloni vede Leo e ‘congela’ il redditometro, verso modifica radicale al decreto

Dall'Italia e dal MondoMeloni vede Leo e 'congela' il redditometro, verso modifica radicale al decreto

(Adnkronos) – Il colpo di scena arriva in serata, con un video sui social in cui Giorgia Meloni annuncia di aver messo in ‘stand-by’ il decreto ministeriale firmato da Maurizio Leo e che, di fatto, resuscita il redditometro reso dormiente dal 2018. Il ‘radar’ del fisco per stanare furbi e furbetti fa ballare per 24 ore la maggioranza, e attiva il fuoco amico verso Fdi e la sua leader, che di redditometro non ha mai voluto sentir parlare. Un fuoco incrociato che parte nella mattinata di martedì e che, a distanza di un giorno, non accenna ad arrestarsi. E’ così che il decreto pubblicato in Gazzetta ufficiale lunedì scorso genera un vero e proprio terremoto, con Lega e Fi che si intestano la battaglia per sbianchettare la norma, le opposizioni che attaccano e la premier, ma anche Fdi, che arrancano, con l’aggravante, o meglio la convinzione, che la norma si trasformi in un boomerang ad appena due settimane dal voto.  

Bisogna correre ai ripari. E così di buon mattino la premier, sempre sui social, assicura che mai “nessun grande fratello fiscale verrà introdotto da questo governo”. E apre spiragli su imminenti modifiche. “Mi confronterò personalmente con il vice ministro Leo, al quale ho chiesto anche di venirne a riferire al prossimo Consiglio dei ministri. E se saranno necessari cambiamenti sarò io la prima a chiederli”, mette in chiaro. Il Cdm è in programma venerdì, all’odg anche il ‘salva case’ su cui Matteo Salvini punta le sue fiches, alla lista delle misure si aggiunge la ‘resa dei conti’ sul redditometro. Ma Meloni, consapevole del ‘pasticcio’, accelera: riceve Leo a Palazzo Chigi, di certo indispettita per un incidente di percorso evitabile. Insieme decidono di mettere in stand-by la misura. Se non addirittura in soffitta. 

Una virata che segna un deciso cambio di rotta, anche se, nel video sui social, Meloni non sconfessa la norma. “Abbiamo ereditato una situazione molto pericolosa – mette in chiaro – nella quale non c’è alcun limite al potere discrezionale dell’amministrazione finanziaria di contestare incongruenze tra il tenore di vita e il reddito dichiarato. Da qui la necessità di emanare un decreto ministeriale che prevedesse precise garanzie per i contribuenti. Quel decreto ha però prodotto diverse polemiche”, dunque “meglio sospendere” il provvedimento “in attesa di ulteriori approfondimenti, perché il nostro obiettivo è e rimane quello di contrastare la grande evasione e il fenomeno inaccettabile, ad esempio, di chi si finge nullatenente ma gira con il suv o va in vacanza con lo yacht senza però per questo vessare con norme invasive le persone comuni”. Ed è questa la rotta. Un ‘restyling’ “ci sarà e sarà radicale”, riferiscono beninformati all’Adnkronos. Il che si traduce, in soldoni, nella volontà di smantellare la norma, limandola fino all’osso. E ‘sforbiciando’ in maniera netta gli indicatori che faranno scattare l’allarme. 

Via dal ‘radar’ del fisco – stando ai rumors che circolano in queste ore – le spese per abbigliamento e calzature, men che meno saranno passate sotto la lente di ingrandimento quelle sostenute per medicinali e visite, bollette e spese del mutuo o del telefono. Il campo dovrebbe essere circoscritto in “maniera sostanziale”, lasciando in piedi solo quelle variabili che consentano all”accertamento sintetico’ – così la norma nel gergo tecnico – di stanare chi dichiara redditi ‘da fame’ ma di fatto vive nel lusso: leggi suv, barche o seconde case in località di grido. 

E fatta salva, ça va sans dire, la facoltà per i contribuenti di difendersi e di dimostrare che il finanziamento delle spese è avvenuto con redditi diversi da quelli posseduti nel periodo d’imposta. O che le spese attribuite hanno un diverso ammontare o sono state finanziate con un reddito messo su nel corso di anni precedenti. Per cambiare la norma in corsa tecnicamente “viene differita l’attività applicativa” del decreto ministeriale firmato da Leo, “nelle more di un successivo provvedimento normativo di revisione dell’istituto”, spiegano fonti di governo in serata.  

E dovrebbe essere questa la direzione che il governo, nella persona di Leo, imboccherà per avviare la ‘revisione’ della norma, che, per ora, dovrebbe comunque restare in ‘ghiacciaia’. Guadagnando tempo anche per rassicurare gli elettori -l’ordine di scuderia di via della Scrofa- sulle reali intenzioni del governo “per un fisco amico”, slogan sbandierato per mesi e mesi salvo finire nella morsa del redditometro.  

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