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La storia prende il volo: barella Ati arricchisce il Museo dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle

SanitàLa storia prende il volo: barella Ati arricchisce il Museo dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle

ROMA – Nel silenzio sospeso del grande hangar del Museo Storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle, tra velivoli che hanno attraversato il tempo, la barella Ati (Aircraft Transit Isolator) entra a far parte della memoria collettiva degli italiani, affinché le future generazioni possano conoscere e ricordare.Un dispositivo speciale di bio contenimento, una macchina di salvezza, che nei momenti più bui della pandemia da Covid-19 ha permesso all’Aeronautica Militare di trasportare e salvare centinaia di vite, solcando i cieli d’Italia con la speranza a bordo, da oggi fa ufficialmente parte delle opere di ingegno aeronautico che hanno caratterizzato questo primo secolo di vita della Forza Armata, al pari di cimeli e velivoli storici unici al mondo.Oggi, a cinque anni da quei giorni che hanno segnato anche il nostro Paese, il dispositivo utilizzato a bordo di aerei ed elicotteri è stato infatti inserito nel percorso espositivo del museo adagiato sulle sponde del lago di Bracciano, alle porte di Roma, completamente rinnovato nel 2023 in occasione del Centenario dell’Aeronautica Militare.

Nel corso di una emozionante cerimonia, gli Ufficiali medici della Forza Armata hanno raccontato e spiegato come si è giunti a essere una delle prime, e tuttora tra le poche, Nazioni al mondo all’avanguardia in questo settore. I partecipanti all’evento hanno inoltre fatto il punto con esperti e referenti istituzionali di primissimo piano a livello nazionale su temi di grande attualità come quelli connessi alle emergenze epidemiologiche.’Questa barella- ha dichiarato il direttore Uoc Malattie Infettive ad Alta Intensità di Cura dell’Inmi Lazzaro Spallanzani di Roma, Emanuele Nicastri- è la metafora della risposta italiana alle epidemie, che da sempre hanno guidato la storia dell’uomo. È una barella che abbiamo utilizzato prima del Covid. In futuro avremo altre epidemie, non dobbiamo nasconderci: l’importante è che noi, come Sistema Italia, sappiamo rispondere alle epidemie. E la barella Ati ne è l’emblema, perchè determina la possibilità di trasportare pazienti critici, gravi, in sicurezza per l’operatore e per il paziente stesso su voli aerei o elicotteri’.

LA STORIA DEL BIOCONTENIMENTO IN AERONAUTICA MILITARE

La storia del biocontenimento in Aeronautica nasce nei primi anni 2000. Anni in cui un malato infettivo, e quindi contagioso, non poteva essere trasportato con un mezzo aereo, anche per l’ipotesi sempre concreta di nuovi eventi pandemici. In questo periodo il Corpo Sanitario Aeronautico e l’Aeronautica Militare si stavano comunque preparando e, dopo una formazione specifica sugli isolatori aviotrasportabili in dotazione alla Us Army, la tecnologia viene testata e certificata per volare inizialmente sul principale velivolo da trasporto, il C130J Hercules.La gestione e l’uso di isolatori aviotrasportabili, sin dalla fase di certificazione per il volo presso il Centro Sperimentale di volo di Pratica di Mare, l’addestramento e la formazione del personale con la costituzione del gruppo di biocontenimento presso l’infermeria principale dello stesso sedime aeroportuale, hanno determinato lo sviluppo di una capacità di assoluta eccellenza, riconosciuta a livello nazionale e internazionale, anche per la formazione di operatori militari e civili.La prima missione in assoluto si svolge il 24 gennaio 2006, con un velivolo AM C130J da Alghero a Milano Linate: si tratta di un uomo di 40 anni circa ricoverato presso l’ospedale di Sassari, che viene trasferito all’ospedale di Sondalo, in provincia di Sondrio.Nel 2011, all’interno dell’infermeria principale di Pratica di Mare, viene costituito il gruppo di Biocontenimento con lo scopo di accentrare anche le funzioni del biotrasporto. Tra l’estate e l’autunno del 2014 il gruppo di Biocontenimento realizza internamente il primo prototipo di isolatore Ati con materiali innovativi e di ultimissima generazione per poi cederlo all’industria italiana per la produzione in serie.A novembre 2014 viene effettuata la prima missione intercontinentale a bordo del Boeing KC7, assicurando il rimpatrio dalla Sierra Leone del primo connazionale, un medico volontario di Emergency, affetto da ebola. Successivamente, a maggio 2015, un altro italiano operante con Emergency, un infermiere sassarese rientrato dalla Sierra Leone, viene trasportato dalla Sardegna a Roma per il successivo trasferimento allo Spallanzani.

IL TRASPORTO IN BIOCONTENIMENTO IN PIENA PANDEMIA DA COVID-19

Il trasporto in biocontenimento non si ferma nemmeno durante la pandemia da Covid-19. L’Aeronautica Militare viene infatti subito coinvolta quando si manifesta la necessità di rimpatriare dalla Cina i nostri connazionali. È la prima volta che si verifica un’evenienza massiva di tale portata ma, rispetto al passato, non è possibile utilizzare gli isolatori Ati: in poco tempo il Servizio sanitario mette però a punto una procedura che consente il trasferimento del personale in sicurezza, suddividendo in aree il velivolo KC-767.

Il primo volo a Wuhan si svolge tra il 2 e il 3 febbraio 2020: è una missione lunga e complessa, con due tratte di volo di circa 12 ore, intervallate da alcune ore in aeroporto per le operazioni di screening. Vengono rimpatriate 56 persone. Seguiranno altre missioni dalla Gran Bretagna e dal Giappone.Nel frattempo in Italia si manifestano alcuni focolai dell’epidemia, con il primo caso autoctono in Lombardia, a Codogno, il 17 febbraio e il primo decesso di un anziano il 21 febbraio in Veneto, a Vò Euganeo. L’infezione si diffonde rapidamente soprattutto nel nord Italia tra Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Per decongestionare gli ospedali oramai al collasso la soluzione è quella di trasferire i pazienti verso le regioni vicine o verso il centro e il sud Italia, dove i casi di infezione sono molto minori.Per questo motivo si decide di impiegare l’Unità di Isolamento dell’Aeronautica Militare, trasferendo il team di biocontenimento presso la base di Cervia, sede del 15esimo Stormo. La prima missione si svolge la notte del 7 marzo, quando per la prima volta viene trasferito in elicottero un paziente sedato e intubato dall’ospedale di Cremona all’ospedale di Sondalo.Nel corso dei primi due anni della pandemia da coronavirus l’Unità di Isolamento effettua circa 100 missioni, evacuando oltre 500 pazienti. Oltre che in Italia, le missioni vengono realizzate anche in altri Paesi di Europa, Asia e Africa, trasportando sia personale militare che cittadini italiani.’Il biocontenimento- ha ricordato il Tenente Colonnello Alessandro Fiorini, Direttore Infermeria Principale Pratica di Mare- Gruppo Bio contenimento Aeronautica Militare- è un investimento fatto dall’Aeronautica Militare all’inizio di questo secolo, un’importante capacità oggi al servizio del Paese, frutto di un percorso nato da un’esigenza tattica di supportare in ogni momento, 24 ore su 24, un paziente affetto da malattie infettive e che necessita di un trasporto aereo. Un percorso formativo importante da parte del nostro team e che oggi entra nella storia grazie a questo evento, che ci permette di evidenziare quanto sia stato virtuoso investire sulla capacità sanitaria di proiezione, strategica per il Paese, e investire sulla risorsa umana, il personale sanitario’.’L’inizio- ha concluso- si è avuto su trasporti singoli, sia su pazienti affetti da tubercolosi, sospette febbri emorragiche e febbre emorragiche come l’Ebola del 2014. Il Covid ci ha fatto trovare pronti davanti a questa sfida: raggiungere queste certificazioni è stato il frutto di un lavoro tra il Servizio sanitario e gli altri comandi della Forza Armata, per poter trasportare più pazienti possibili in base alla capacità dei velivoli’.Reperto tecnico, testimone silenzioso del servizio a favore della collettività, da oggi la barella Ati arricchisce la sede storica dell’antico idroscalo di Vigna di Valle. Custode silenziosa di storie e di valori, questa barella incarna il coraggio, il sacrificio e la dedizione di quanti hanno tracciato la via della memoria, invitando i visitatori a lasciarsi trasportare dalle emozioni del passato.
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