Startup veneta rivoluziona il settore con tecnologia brevettata che elimina rifiuti
Il settore del vending italiano si trova di fronte a una sfida ambientale di proporzioni enormi: ogni anno vengono consumati oltre 5 miliardi di bicchieri di plastica monouso, generando tonnellate di rifiuti non riciclabili che finiscono nelle discariche.
Un problema che ha spinto l’Europa a vietare le stoviglie monouso seguendo la direttiva SUP D.L.196/2021, concedendo però una deroga specifica per i bicchieri utilizzati nei distributori automatici, proprio per l’impossibilità tecnica di sostituirli con alternative pratiche.
Da questa criticità è nata l’intuizione di Oscar Da Re, amministratore dell’azienda veneta Lamec Cablaggi, che ha sviluppato attraverso la startup Nowastec un sistema rivoluzionario: CuppyClean, una macchina brevettata che lava e igienizza tazze in ceramica utilizzando vapore ad alta pressione in soli 20 secondi.
“Il problema della plastica monouso nel vending è enorme”, spiega Da Re. “Solo in Italia parliamo di quasi 5 miliardi di bicchieri all’anno e la maggior parte delle municipalizzate non accetta nemmeno la plastica sporca nella raccolta differenziata. Era necessario trovare un’alternativa concreta”.
Il sistema CuppyClean rappresenta una svolta tecnologica significativa. La macchina utilizza appena 15 millilitri d’acqua per ogni lavaggio, generando vapore a 130 gradi che viene poi recuperato e ricondensato, riducendo drasticamente i consumi.
L’analisi del ciclo di vita (LCA) condotta da uno studio esterno certificato dimostra risultati impressionanti: rispetto ai bicchieri in PP (Plastica riciclabile), il sistema riduce le emissioni di CO2 dell’83% ed evita la produzione di 2000 tonnellate di plastica all’anno.
“Quando abbiamo fatto i primi test, non tornavamo più indietro”, racconta Da Re. “Il caffè bevuto in una tazza di ceramica ha tutto un altro sapore rispetto al bicchiere di plastica e l’impatto ambientale è praticamente azzerato”.
I dati del settore confermano l’urgenza dell’intervento: nel 2022 il vending italiano ha registrato un fatturato di 1,5 miliardi di euro con 4 miliardi di consumazioni. Numeri che evidenziano sia le dimensioni del problema che le potenzialità delle soluzioni innovative.
Il funzionamento di CuppyClean è stato progettato per integrarsi perfettamente nell’ambiente lavorativo: ogni utilizzatore prende una tazza pulita dal dispenser, la usa con il distributore automatico, la lava in 20 secondi e la ripone.
“Abbiamo eliminato la necessità di personale dedicato o di lavastoviglie ingombranti”, sottolinea Da Re. “È un sistema che responsabilizza ogni utente senza creare disagi”.
L’innovazione nasce dall’esperienza ventennale di Da Re con Lamec Cablaggi nell’elettromeccanica per elettrodomestici e automotive, ma si è concretizzata durante il periodo Covid quando, come racconta l’imprenditore, “avevamo più tempo per ragionare e sperimentare. L’idea è arrivata osservando mia moglie che puliva i vetri con la vaporella”.
Le prospettive di mercato sono promettenti, soprattutto considerando che all’estero molte aziende hanno già eliminato la plastica monouso, dotandosi di sistemi di lavaggio tradizionali che però richiedono personale dedicato e maggiori consumi. Cuppyclean si posiziona come soluzione intermedia tra l’usa e getta e i sistemi industriali, offrendo autonomia e sostenibilità.
“Le aziende che hanno testato il sistema non sono più tornate alla plastica”, conclude Da Re. “Una volta provata l’esperienza completa – sostenibilità, qualità del caffè, eliminazione dei rifiuti – il cambiamento diventa irreversibile”.
La tecnologia italiana potrebbe quindi rappresentare la risposta definitiva a uno dei problemi ambientali più sottovalutati ma pervasivi del nostro tempo, trasformando la pausa caffè da momento di spreco a gesto di responsabilità ambientale.

