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Beretta (Assica): servono più fondi per accelerare lotta a Psa

AttualitàBeretta (Assica): servono più fondi per accelerare lotta a Psa

Per rilancio consumi interni ridurre Iva da 10% a 4%
Roma, 24 giu. (askanews) – “Auspichiamo un ulteriore stanziamento di fondi per velocizzare il piano di lotta contro la Peste suina africana, soprattutto lato abbattimenti”. Lo ha detto il neo presidente di Assica, Lorenzo Beretta, in una intervista ad Askanews.
Beretta è stato eletto alla guida della associazione industriali delle carni e dei salumi aderente a Confindustria lo scorso 18 giugno e ha idee chiari sulle priorità per il comparto, che è uno dei pilastri del made in Italy agroalimentare e che ha chiuso il 2023 con un fatturato a quota 9.498 milioni di euro (+6,6%), una produzione cresciuta dello 0,7% in quantità e del 7,2% a valore rispetto al 2022. Quanto all’export, nel 2023 le spedizioni dei salumi italiani sono salite a quota 206.859 tonnellate (+6,2%), raggiungendo il traguardo dei 2.157,6 milioni di euro (+8,7%).
Tre gli obiettivi fondamentali del suo mandato: il miglioramento economico del settore, arrivare a una svolta nella questione della Psa con la riapertura dei mercati dove l’export dei salumi italiani è bloccato e lo sviluppo del mercato interno, che per tante aziende del settore resta la destinazione principale.
“Sulla Psa c’è stato un cambo di passo da parte di questo governo – ha detto Beretta – con la nomina di 3 subcommissari, l’installazione delle prime reti, l’aumento dell’abbattimento del parco cinghiali. Ora è importante accelelare al massimo questa opera perché ormai i cinghiali – ha proseguito – sono arrivati in zone fortemente vocate per il nostro settore e stanno raggiungendo il cuore della produzione dei salumi italiani. Sugli abbattimenti – ha quindi sollecitato Beretta – è necessaria una ulteriore velocizzazione: purtroppo è pasasto tanto tempo dal primo caso di Psa riscontrato nel gennaio 2022 e oggi, a giugno 2024, ci ritroviamo a iniziare a realizzare un piano che è in grande ritardo”.
Archiviato un 2023 che ha tenuto, pur con luci e ombre, il settore inizia a fare i primi conti per il 2024: “al momento sui primi 3 mesi del 2024 non abbiamo numeri ufficiali – ha spiegato Beretta ad Askanews – ma crediamo che in Italia le tendenze del 2023 si siano confermate: quindi, consumi fermi o addirittura in leggero calo, con consumatori che preferiscono tipologie di salumi con prezzi più bassi rispetto agli anni precedenti. Oltre ai volumi fermi, anche l’inflazione si è quasi stabilizzata. Quanto all’export, nei primi 3 mesi dell’anno c’è ancora un segno positivo, con una Europa che va abbastanza bene, mentre l’extra Ue ha luci ed ombre. A causa degli eventi legati alla Psa – ha quindi ricordato – alcune zone di elezione della produzione come Parma hanno avuto battute di arresto all’export in Canada o negli Usa, dove stavamo registrando le migliori performance di crescita degli ultimi anni per i prodotti a breve stagionatura”. Tra l’altro, l’export di salumi italiani nei primi 3 mesi dell’anno è stato spinto dalla Pasqua, che era in anticipo rispetto al solito e “quindi la vera tendenza si avrà alla fine dei 6 mesi”.
Ma la questione Psa non sta pesando solo in maniera diretta sull’export, bensì anche indiretta. Perché potrebbe contribuire a diffondere il fake made in Italy e i prodotti ‘italian sounding’ in zone dove c’è la richiesta di salumi italiani ma l’export è chiuso, avverte il neo presidente di Assica. “Non nascondiamo che alcuni paesi, chiudendo all’import di salumi italiani, daranno adito a un maggiore sviluppo dell’Italian sounding: non potendo importare i nostri salumi a causa delle restrizioni dovute alla Psa, li importerano da altre nazioni che fanno prodotti simil-italiani. Cercheremo di difenderci ma non è semplici. Manca l’export ma non la domanda – ha constatato Beretta – il che ci da anche una certa speranza per quando questi mercati riapriranno le porte”.
E se sull’export la Psa pende come una spada di Damocle, in Italia a preoccupare è la riduzione dei consumi legata alla riduzione del potere di acquisto delle famiglia. Per questo Assica rilancerà a stretto giro al Governo la proposta di abbassare dal 10% attuale al 4% l’Iva applicata ai salumi, mettendola al pari di altri generi alimentari di prima necessità, ha spiegato Beretta ad Askanews.
Proprio il fattore prezzo è una delle cause della frenata del ‘fenomeno preaffettato’, che nel 2023 “ha avuto una frenata rispetto agli andamenti precedenti – ha detto Beretta – c’è stata una inversione di tendenza e il prodotto a taglio ha avuto una crescita rispetto al preconfezionato. Probabilmente il fattore più rilevante è il prezzo”, come è accaduto per il prosciutto crudo e la bresaola, i cui consumi sono in calo, mentre crescono mortadella e tacchino. “Speriamo che l’estate migliori il coonsumo di Parma, San Daniele, prosciutto toscano e di Carpegna, ma se guardiamo ad oggi anche il meteo non ci sta aiutando”, ha rilevato il presidente di Assica.
E, nell’ottica di aumentare i consumi interni, il settore potrebbe prendere esempio dal comparto ‘vicino’, quello dei formaggi Dop che Afidop in accordo con la Fipe intende valorizzare all’interno della ristorazione, oggi italiana e domani estera. “La ristorazione può aiutare nei volumi sui prodotti di alta gamma – ha detto Beretta – cercheremo di imparare dagli amici di Afidop e di sviluppare con la ristorazione quanlcosa di positivo, entrando sempre di più nei menu dei ristoranti per fare accordi di reciproca soddisfazione e di sviluppo”.

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